mercoledì 13 ottobre 2010

Aggiornamenti

Luca 10, 21-24
21 In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. 22 Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. 23 E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24 Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l’udirono”.
Ieri sera sono RI-cominciati gli incontri per i giovani tenuti da Padre Gabriele. Dalla prossima settimana si terranno tutti i giovedì alle ore 21.00
Ieri sera si è parlato di attualità, di compassione. Ci si è raccontati i mesi passati a non vederci e si è discusso su come portare avanti questa nuova esperienza.
Rinnoviamo l'invito a provare a tutti quelli che non sono mai venuti. Siamo lì per confrontarci e per avere anche un'altra prospettiva. Gli incontri durano circa un'ora.
Domenica ci sarà il mandato per i catechisti a Fossombrone ore 17.30 con il Vescovo.
Chi si volesse mettere a disposizione per questo servizio può contattare Don Gilberto, o al limite anche la Giancarla, la Francesca, la Cristina e la Vanessa che si sono già rese di nuovo disponibili. Si vedranno prima di domenica per fare il punto della situazione.
Sabato 23 ottobre verrà a trovarci Don Luciano con due suore del Kenia. Celebrerà la messa prefestiva a cui farà seguito un incontro e la cena. Il programma sarà definito a breve.

giovedì 17 giugno 2010

Vieni e vedi, giovane!

Nessuno si senta negativo. Nessuno senta di non aver niente da dare. Nessuno infatti è così povero da non aver nulla da donare e nessuno è così ricco da non aver bisogno di qualcosa. Se fossimo consapevoli di questo principio, arriveremmo alla fraternità e alla condivisione.
VISIONE DI UN POWER POINT SULLA PROSPETTIVA DELLE COSE: la Terra che crediamo immensa, in realtà è solo un puntino azzurro nell'Universo. Un puntino fatto da sei miliardi di persone, con le loro gioie, i loro dolori, le loro guerre, i loro problemi. In continuo divenire.
Tutta la nostra vita va considerata alla luce dell'umiltà. Come Gesù ci ha parlati di umiltà?
Abbiamo così presentato esempi biblici che ci ricordavano l'atteggiamento umile di Gesù: servire, mettersi a disposizione, perdonare, abbassarsi, farsi piccoli scendendo un gradino sotto gli altri, non giudicare, confrontarsi. L'umiltà è la consapevolezza di essere al mondo per il mondo. Accettare di non aver avuto questa vita per caso e spenderla per mettere a frutto i doni che Dio ci ha fatto, al servizio di tutta l'umanità. Agire perchè gli altri abbiamo beneficio dalla nostra vita.
P.S. a breve le proposte di Padre Ottavio per un'estate cristiana.

giovedì 20 maggio 2010

Vieni e vedi giovane

Stasera l'incontro previsto da Padre Gabriele è saltato per problemi tecnici (la fotocopiatrice non funzionava). Abbiamo ovviato con un argomento leggero leggero e facile facile in vista della prossima domenica di Pentecoste: lo Spirito Santo.
Una carrellata sul modo di manifestarsi ci ha mostrato che lo Spirito dapprima aleggiava, poi era un soffio di vita, poi manda in trance Saul, agisce per il concepimento di Maria e conduce Gesù al deserto.

In Giovanni 14, 15-21
[15] Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. [16] Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, [17] lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. [18] Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. [19] Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. [20] In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. [21] Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".

Durante questo discorso nell'ultima cena, Gesù presenta lo S.S. come consolatore, verità, difensore, paraclito (sotenitore) dei discepoli. Lo spirito Santo è colui che mette ordine nel caos della vita. In questo mondo affamato di approvazione, di sentimenti, di conferme, lo S.S. è colui che saziaperchè ti fa sperimentare il legame di amore gratuito che ti unisce a Cristo. Una volta sperimentato questo il resto ci sembrerà niente.

Negli Atti 2,1-13
[1] Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. [2] Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. [3] Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4] ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. [5] Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. [6] Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. [7] Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? [8] E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [9] Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, [10] della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, [11] Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". [12] Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: "Che significa questo?". [13] Altri invece li deridevano e dicevano: "Si sono ubriacati di mosto".
Lo S.S. si manifesta nel momento in cui nessuno lo aspetta. E si manifesta in un momento di comunione fraterna. L'azione dello S.S. che dona la capacità delle lingue mette questo pezzo biblico in contrasto con il racconto di Babele.
In Babele, tutti parlano la stessa lingua ma nessuno si capisce.
In Pentecoste tutti parlano lingue diverse ma si capiscono.
Ciò significa che quando mettiamo le nostre esigenze al di sopra di tutto non lasciando lo spazio a quel legame d'amore che Dio vuol creare con noi per mezzzo dello Spirito, iniziano le incomprensioni e innalziamo barriere che ci impediscono di avvicinarci all'altro.
Prossimo incontro: mercoledì 26 maggio ore 21.00

giovedì 13 maggio 2010

Vieni e vedi giovane

Incontro tenuto da Padre Gabriele.

Lc 24, 44-53
44 Poi disse: "Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". 45 Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".
50 Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.
51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Qual è il significato dell'Ascensione? A cosa serve salire al cielo se poi diciamo che lui è rimasto con noi? Gesù prima di andare ci lascia lo Spirito Santo, oltre la fede. E ci dice di attendere che lo Spirito Santo si manifesti, prima di iniziare ad operare in nome suo. Deve essere un attesa gioiosa e fiduciosa. E' attendere che l'amore gratuito di Dio ci investa. Dobbiamo creare situazioni che favoriscano il suo manifestarsi. Ad esempio non dobbiamo avere paura della solitudine, del silenzio, della meditazione perchè in questi momenti possiamo riuscire a distinguere la voce di Dio che ci parla.
Lo Spirito è vita. E' la coscienza che ti fa sentire quanto sei grande, quanto Dio ha bisogno di te. La coscienza dello Spirito Santo ti consente di "dare" in maniera nuova e diversa.
Gesù sale al cielo ma rimane con noi. La sua ascesa è un invito a guradare il cielo. Questo ci permette di essere uomini e donne migliori e a ridimensionare quello che succede qui sulla terra.
Il Signore non tradisce le attese. Lo Spirito Santo si rivelerà a tutti coloro che lo sapranno aspettare.

Vieni e vedi giovane - incontro di giovedì scorso

Incontro tenuto da Padre Gabriele
GV 15, 12-17
Il comandamento dell'amore
12"Il mio comandamento è questo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici se fate quel che io vi comando. 15Io non vi chiamo più schiavi, perché lo schiavo non sa che cosa fa il suo padrone. Vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto sapere tutto quel che ho udito dal Padre mio.
16"Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi ho destinati a portare molto frutto, un frutto duraturo. Allora il Padre vi darà tutto quel che chiederete nel nome mio. 17Questo io vi comando: amatevi gli uni gli altri.
Noi uomini siamo abituati a farci riconoscere dai titoli (avvocato, dottore...). Gesù ci dice "FATEVI RICONOSCERE NELL'AMORE".
L'amore che costa sacrificio, che scusa, che comprende, che perdona. L'amore che fa crescere l'altro, che lo fa sentire libero.
LA tua vita, i tuoi impegni siano allora all'insegna dell'amore. Dai il massimo, senza confrontarlo con il massimo degli altri che può essere diverso dal tuo.
Postilla sulla sindone (in riferimento all'incontro di mercoledì scorso):
La Sacra Sindone viva siamo noi che viviamo a immagine di Cristo.

giovedì 15 aprile 2010

Vieni e vedi giovane!

Lectio Divina tenuta da Don Mirco.
Vangelo di Giovanni cap.21
1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.4 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
L'incontro di ieri sera è stato un po' anomalo. Non riesco a fare un riassunto sensato perchè molte sono state le cose dette, i dubbi sospesi, le domande, i discorsi vari. Un incontro comunque utile probabilmente a fare chiarezza sul significato della Chiesa oggi e sull'essere cristiani al nostro tempo.
Mi limiterò a postare alcune riflessioni sul brano di Giovanni.
- Gesù ancora una volta spezza il pane con i suoi discepoli. Egli ribadisce l'importanza della convivialità e soprattutto dell'eucarestia.
- Gesù chiede 3 volte a Pietro il suo amore. 3 come le volte che lui lo aveva rinnegato.
- Gesù chiede a Pietro se lui lo ama più degli altri. Questo paragone non serve a fare delle ingiustizie. E' una sorta di investitura di Pietro che diventa roccia su cui si fonderà la Chiesa.
- Investitura che avviene in seguito alla pesca, come la prima volta, quando Gesù chiamandolo gli promise di farlo pescatore di uomini.
- In precedenza c'è un fatto raccontato in Mt (21 Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. 22 Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: «Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai». 23 Ma Gesù, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».) che dimostra come Pietro all'epoca partisse da sè stesso in mone di Dio. Qui le cose cambiano. Pietro finalmente capisce e alla terza domanda risponde "Signore tu sai tutto" come a dichiarare la sua totale fede in Cristo e nel suo progetto.
Graffiati dalla Parola:
Sai concedere il tuo perdono come Gesù ha fatto con Pietro? Lo aveva rinnegato nonostante Gesù avesse donato la vita anche per lui. Noi ci racchiudiamo nel rancore per cose molto più futili.
Gesù ci chiede se lo amiamo. Tu ami Gesù? Cosa vuol dire amarlo? Lo ami al punto da donare la vita per lui? Fino a che punto puoi spingerti per amore?

venerdì 9 aprile 2010

Vienii e vedi giovane

Luca 24
1 Ora nel primo giorno della settimana, al mattino molto presto esse, e altre donne con loro, si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato.
2 E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro.
3 Ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
4 E, mentre erano grandemente perplesse a questo riguardo, ecco presentarsi loro due uomini in vesti sfolgoranti.
5 Ora, essendo esse impaurite e tenendo la faccia chinata a terra, quelli dissero loro: "Perché cercate il vivente tra i morti?
6 Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea,
7 dicendo che il Figlio dell'uomo doveva esser dato nelle mani di uomini peccatori, essere crocifisso e risuscitare il terzo giorno".
8 Ed esse si ricordarono delle sue parole.
9 Al loro ritorno dal sepolcro, raccontarono tutte queste cose agli undici e a tutti gli altri.
10 Or quelle che riferirono queste cose agli apostoli erano Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo e le altre donne che erano con loro.
11 Ma queste parole parvero loro come un'assurdità; ed essi non credettero loro.
12 Pietro tuttavia, alzatosi, corse al sepolcro e, chinatosi a guardare, non vide altro che le lenzuola che giacevano da sole, poi se ne andò, meravigliandosi dentro di sé di quanto era accaduto.
13 In quello stesso giorno, due di loro se ne andavano verso un villaggio, di nome Emmaus, distante sessanta stadi da Gerusalemme.
14 Ed essi parlavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
15 Or avvenne che, mentre parlavano e discorrevano insieme, Gesù stesso si accostò e si mise a camminare con loro.
16 Ma i loro occhi erano impediti dal riconoscerlo.
17 Egli disse loro: "Che discorsi sono questi che vi scambiate l'un l'altro, cammin facendo? E perché siete mesti?".
18 E uno di loro, di nome Cleopa, rispondendo, gli disse: "Sei tu l'unico forestiero in Gerusalemme, che non conosca le cose che vi sono accadute in questi giorni?".
19 Ed egli disse loro: "Quali?". Essi gli dissero: "Le cose di Gesù Nazareno, che era un profeta potente in opere e parole davanti a Dio e davanti a tutto il popolo.
20 E come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno consegnato per essere condannato a morte e l'hanno crocifisso
21 Or noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto questo, siamo già al terzo giorno da quando sono avvenute queste cose.
22 Ma anche alcune donne tra di noi ci hanno fatto stupire perché, essendo andate di buon mattino al sepolcro,
23 e non avendo trovato il suo corpo, sono tornate dicendo di aver avuto una visione di angeli, i quali dicono che egli vive.
24 E alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato le cose come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto".
25 Allora egli disse loro: "O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto!
26 Non doveva il Cristo soffrire tali cose, e così entrare nella sua gloria?".
27 E cominciando da Mosé e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano.
28 Come si avvicinavano al villaggio dove erano diretti, egli finse di andare oltre.
29 Ma essi lo trattennero, dicendo: "Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno è già declinato". Egli dunque entrò per rimanere con loro.
30 E, come si trovava a tavola con loro prese il pane, lo benedisse e, dopo averlo spezzato, lo distribuì loro.
31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero; ma egli scomparve dai loro occhi.
32 Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ardeva il nostro cuore dentro di noi, mentre egli ci parlava per la via e ci apriva le Scritture?".
33 In quello stesso momento si alzarono e ritornarono a Gerusalemme, dove trovarono gli undici e quelli che erano con loro riuniti insieme.
La Resurrezione non è rianimazione. Resuscitare significa cambiare vita. Anche il corpo di Gesù è diverso dopo. Tanto che nè le donne, nè i discepoli, lo riconoscono immediatamente. Gesù si rivela nei gesti. E in quei gesti chi lo attendeva trova conferma.
Gesù non si è lasciato imprigionare nè dalla cattiveria della croce nè dalla misericordia del sepolcro. Gesù rifiuta tutto in nome dell'amore del Padre che egli è chiamato a manifestare. La consapevolezza della Pasqua sta nella certezza che, nonostante tutto quello che Gesù ha subito, Il Padre ce lo dona ancora, attraverso la resurrezione. Perchè la nostra vita non sia più quella di prima. Invece spesso releghiamo Gesù ai tempi forti, ai sepolcri, alle feste comandate, ai tabernacoli...forse perchè lo consideriamo scomodo. Se avessimo veramente fede capiremmo invece che non è Dio che chiede di essere aiutato, lui aiuta, non è Dio a chiedere a compagnia, è lui che dedica tempo a noi...
Una particolare analisi dei discepoli di Emmaus ci ha fatto scoprire che i due erano Cleopa e sua moglie. Il Vangelo infatti dice che i due lo invitano ad entrare in casa loro. Gesù sceglie una famiglia per mostrare la Resurrezione. Gesù sceglie di entare in casa di questa famiglia. Gesù si rivela a questa famiglia nel gesto dello spezzare il Pane. Quale migliore invito alla condivisione dell'Eucaristia per tutte le famiglie di oggi? La famiglia è il luogo prediletto da Dio per l'accoglienza del suo figlio Gesù.
Infine l'importanza delle donne. Tutti i Vangeli dela morte e Resurrezione di Gesù, concordano nel ruolo di massima importanza delle donne. La Veronica, le pie donne, le donne sotto la croce e poi al sepolcro, le donne messaggere, la donna-sposa diretta ad Emmaus. Le donne sono investite di questa missione rivelatrice. Le dnne hanno il compito di portare il messaggio di ri-NASCITA. Le donne sono ancora una volta chiamate a dare vita e speranza.
Prossimo incontro: mercoledì.

venerdì 26 marzo 2010

Vieni e vedi giovane!

Incontro tenuto da Padre Gabriele.
Padre Gabriele, di ritorno da Haiti, si è trovato davanti un gruppo di giovani pieno di dubbi e domande. L'incontro della settimana scorsa ha provocato accese discussioni e riflessioni anche al di fuori del gruppo. Abbiamo parlato di religione e di fede, di cattolicesimo e cristianesimo, di norme/precetti e amore di Dio.
La prima distinzione tra religione e fede è che la prima parte dall'io mentre la seconda da Cristo. La religione riguarda principalmente lo sforzo che l'uomo fa per avvicinarsi a Dio. La fede invece riguarda l'amore di Dio che è tanto e gratuito.
Ma la fede ha bisogno della religione, affinchè non si realizzi poi il caos e l'interpretazione?
Se davvero fossimo in grado di sperimentare l'amore di Cristo, il caos non esisterebbe. L'amore di Cristo ti rende cosciente della giustizia, dell'onesta, del rispetto... Per essere buoni cristiani bisogna sperimentare questo amore che ci rende poi Vangeli vivi. La Chiesa dovrebbe maggiormente educare a questo amore affinchè tutti possano diventare dei cristiani "autogestiti".
Padre Gabriele ci ha raccontato un aneddoto sul Vangelo dell'adultera della scorsa settimana. Il brano, inserito in Giovanni in seguito, appartiene in realtà a Luca. Per molto tempo fu escluso dai testi sacri in quanto si temeva che, l'eccessiva misericordia di Dio, avrebbe autorizzato le donne a prendersi troppe libertà. La bontà di Dio ci spaventa, forse perchè sappiamo di non poter competere?
Non è necessario scegliere tra fede e religione. Ciò che conta è che sappiamo riconoscere e scegliere ciò che ci fa sentire e ci fa amare di più Cristo.
Sull'inferno.
L'inferno cos'è? E' lo spazio che separa l'uomo da Dio ed è fatto del male, delle lacrime e del sangue che abbiamo contribuito a versare in questa vita. E che esso sia poco o tanto, alla fine importa poco perchè comunque, il tempo che impiegheremo ad attraverlo, ci sembrerà un'eternità, tale sarà la voglia di abbracciarlo!

giovedì 18 marzo 2010

Vieni e vedi giovane!

Incontro tenuto da Don Mirco.
Lectio sul Vangelo di domenica prossima: l'adultera e la misericordia di Dio.

Invocazione dello Spirito Santo.
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 8, 1-11
1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". 6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". 8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". 11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".
Rilettura personale durante la quale ognuno ha scelto e poi spiegato le frasi che lo avevano colpito.
Riassumendo:
- 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".
In effetti nel vecchio (primo) testamento (nel Deuteronomio e nel Levitico), si dice esattamente questo. Ovviamente non si tratta di una morte fisica. L'adulterio provoca la morte di quel rapporto di matrimonio tra Dio e la coppia.* Una errata interpretazione della Bibbia, causata dall'ignoranza o dalle tradizioni, ci porta spesso ad un'immagine di Dio giudice che soppianta quella di Dio misericordioso. Ma Dio corregge e perdona: il giudizio fine a sè stesso non ha alcun valore. E noi, siamo giudici inappellabili o sappiamo correggere fraternamente?
- Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
Si ripete ben due volte il gesto di Gesù seduto che scrive a terra. Qual è il significato? Le tradizioni danno interpretazioni diverse. Secondo quella occidentale il gesto vuol richiamare il fatto che dalla polvere veniamo e con la polvere Dio può ricostruirci nuovi mentre, quella orientale, racconta che Gesù scriveva a terra i peccati dei presenti e man mano le pietre cadevano. Di certo, sul gesto, non sappiamo niente. Ci piace anche pensare che Gesù non fa alcun gesto eclatante proprio per ribadire che la conversione deve venire da noi stessi, solo la comprensione autentica dei nostri peccati ci permette di superarli. E noi siamo in grado di riconoscere i nostri peccati?
- Questo dicevano per metterlo alla prova
Spesso sfidiamo Dio con i nostri comportamenti. Rinneghiamo i suoi insegnamenti, interpretiamo le sue parole a nostro vantaggio, non ci affidiamo a Lui. Quante volte ci succede?
- Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.
Perchè la donna non se ne va quando spariscono i suoi aguzzini? Perchè rimane sola con Gesù? L'adultera ha probabilmente capito il suo sbaglio e a questo punto l'assoluzione umana non le basta. L'adultera ha bisogno di una parola di speranza che solo da Dio può venire.
- «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».
Tutti, prima di essere giudici, siamo peccatori. L'errore dell'altro dovrebbe servirci per correggere noi stessi in primis.
A questo punto Don Mirco ci ha offerto qualche spunto in più.
  • In questo Vangelo, l'unico senza peccato è Gesù. Nessuno di noi è senza peccato ed anzi, essi aumentano man mano che andiamo avanti con la nostra vita. I primi a gettare la pietra sono infatti gli anziani.
  • La lapidazione avveniva per mezzo di molti uomini che lanciavano ognuno una pietra. In questo modo non si sentivano colpevoli di omicidio in quanto nessuna delle pietre, presa singolarmente, poteva procurare la morte. Un'altra dimostrazione di come la Bibbia può essere male interpretata.
  • Gesù scende a terra per scrivere ma soprattutto per incontrare lo sguardo dell'adultera. La donna probabilmente era stata gettata a terra in attesa di ricevere le pietre addosso. Gesù si mette addirittura sotto lo sguardo della peccatrice. L'unico senza peccato si mette più in basso del peccatore e gli dona il suo sguardo. Dove incontriamo oggi lo sguardo di perdono di Cristo? Nel confessionale.
  • * Discorso sull'adulterio e sul significato del matrimonio. Quando ci sposiamo in chiesa, decidiamo che la coppia entra in comunione con Cristo. Se la coppia tiene Cristo con sè, non avrà niente di cui temere. L'adulterio, la separazione, il divorzio sono atti egoistici, nel senso che si mettono davanti le esigenze personali piuttosto che quelle della coppia. Occorre parlare di Cristo tra marito e moglie, occorre fare in modo che l'uno possa amare maggiormente Cristo nella testimonianza dell'altro.
  • Dio è sempre per la vita ma soprattutto Dio vuole che la nostra sia una vita piena e autentica.

Conclusione.

Nessun uomo può farsi giudice di un altro. Gesù ci ricorda che siamo tutti peccatori e vogliamo essere perdonati da Dio. Dobbiamo perciò mostrarci noi stessi misericordiosi verso gli altri. La donna che ha sbagliato esce rinnovata dall'incontro con Gesù. Solo lui ci dà la forza per superare il male e ritrovare gioia e serenità.

Actio o impegno.

Eviterò ogni gesto di vendetta istintiva. Soprattutto, non giudicherò con arroganza e non condannerò chi ha sbagliato.

giovedì 11 marzo 2010

Vieni e vedi giovane

Incontro tenuto da Don Mirco.
Lectio sul Vangelo di domenica prossima: la parabola del figliol prodigo.
Invocazione dello Spirito Santo.
Lettura del Vangelo.
Rilettura personale durante la quale ognuno ha scelto e poi spiegato le frasi che lo avevano colpito.
Riassumendole:
1. la predilizione del Padre per il figlio che se ne era andato ha suscitato un senso di ingiustizia nei confronti del figlio maggiore che gli era stato accanto. Essere buoni e giusti non paga?
2. Dio è il Padre buono che ti aspetta e ti perdona sempre
3. Nella vita a volte siamo figli maggiori e a volte figlioli prodighi
4. Il figlio maggiore pronto a giudicare, era davvero il figlio giusto che restava accanto al Padre per amore?
5. E' nella povertà che il figliol prodigo torna al Padre. Occorre forse invertire la tendenza e cercare dunque di sentirsi ricchi di lui solo? Avere lui al primo posto ti permette di godere in maniera sana anche tutto il resto.
6. Più passaggi della parabola hanno evidenziato il fatto che il figliol prodigo si aspettava sempre che qualcuno facesse qualcosa per lui. E' giusto pretendere dagli altri di essere artefici della nostra vita?
A questo punto Don Mirco ci ha offerto qualche spunto in più.
- Il figlio chiede l'eredità al padre quando egli è ancora vivo.
- I figli sono entrambi lontani dal padre: uno fisicamente, l'altro affettivamente.
- Senza Dio (padre) veniamo dal niente e andiamo verso il niente.
- Il giovane fugge perchè si sente ingabbiato, la'ltro resta per trarne vantaggio.
A questo punto è fondamentale l'atteggiamento del Padre.
Al più giovane permette di andare e sbagliare ma non smette di aspettarlo. Occorre permettergli di credere in sè stesso. Ma dov'è? Dove resta il Padre? Lo aspetta. Si è a questo punto discusso sulla presenza di Dio nel mondo. Sul fatto che, soprattutto nel dolore e nella disgrazia, ci chiediamo Dio dove sia. Sulla libertà di scelta davanti alle esperienze che la vita ti propone. Sui percorsi diversi da persona a persona. Sulla tua coscienza che si forma con il tempo e che si definisce a mano a mano che capisci qual è la meta che vuoi raggiungere. Andare verso il Padre che ti aspetta, non significa avere una strada facile e spianata ma l'importante è camminare in quella direzione.
Al figlio maggiore il Padre lo insegue per chiedergli di festeggiare il rientro del fratello. Così come il volto del Padre Dio è stato svelato dalla venuta del Figlio Gesù. E questo ha offerto l'occasione per parlare del perdono, le difficoltà, il senso, . Don Mirco ha detto che capirai di aver perdonato qualcuno solo quando potrai sinceramente e consapevolmente pregare per lui.
Conclusione.
I figli rivendicano il diritto di ricevere in dono, partono, sperperano, si trovano nel bisogno, rientrano in sè stessi, tornano, si arrabbiano... Il Padre regala, aspetta, si commuove, festeggia, esce per convincere... Dio è stabile nella semplicità di un'incondizionata fedeltà. Luca sottolinea l'immagine di un Dio misericordioso che purtroppo sembra essere stata trascurata dagli scribi e i farisei che sottolineavano l'immagine di Dio che "castiga la colpa dei padri nei figli". Quale immagine hai di Dio?
- Confusa, per come se ne parla nella Bibbia e per come me lo hanno insegnato
- Un Dio misericordioso
- Qualcuno che perdona sempre e che sai che è lì che ti aspetta
Impegno.
In questa settimana mi esercito nella misericordia, cercando di essere come questo Padre, pronto ad accogliere, a far festa per un rapporto nuovo ritrovato. Vai e perdona.
Vangelo di Luca 15, 11-32
[11] Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. [12] Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. [13] Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. [14] Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. [15] Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. [16] Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. [17] Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! [18] Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; [19] non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. [20] Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. [21] Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. [22] Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. [23] Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, [24] perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. [25] Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; [26] chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. [27] Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. [28] Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. [29] Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. [30] Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. [31] Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; [32] ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

mercoledì 10 marzo 2010

Incontro

Ci vediamo stasera alle ore 21.00 con Don Mirco.
A dopo!

martedì 2 marzo 2010

INCONTRO

Questa settimana salta l'incontro dei giovani.
Don Mirco propone, per chi volesse, mercoledì sera, un appuntamento a Calcinelli, per un incontro-testimonianza. Per chi fosse interessato l'appuntamento è alle 20.00 al Duomo a Cagli. Consigliamo però di contattarlo prima tramite Don Gilberto.
Prossimamente le date degli altri incontri.
Buona settimana.

venerdì 26 febbraio 2010

Vieni e vedi giovane!

Incontro tenuto da Padre Gabriele.
Il senso di questi incontri è quello di costruire l'uomo/la donna: noi stessi e l'altro.
La morte di Dio (siamo in quaresima!) è avvenuta per mezzo della scienza e della tecnica. Dio ha iniziato a scomparire con il diffondersi di queste. La morte di Dio è la morte dell'uomo. Per questo necessitiamo di ricostruirci.
ISAIA 58 - il digiuno
[1] Grida a squarciagola, non aver riguardo;
come una tromba alza la voce;
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
[2] Mi ricercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:
[3] "Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?".
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
[4] Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
[5] È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l'uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?
[6] Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
[7] Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
[8] Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
[9] Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!".
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
[10] se offrirai il pane all'affamato,
se sazierai chi è digiuno,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.
[11] Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente le cui acque non inaridiscono.
[12] La tua gente riedificherà le antiche rovine,
ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.
[13] Se tratterrai il piede dal violare il sabato,
dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro,
se chiamerai il sabato delizia
e venerando il giorno sacro al Signore,
se lo onorerai evitando di metterti in cammino,
di sbrigare affari e di contrattare,
[14] allora troverai la delizia nel Signore.
Io ti farò calcare le alture della terra,
ti farò gustare l'eredità di Giacobbe tuo padre,
poiché la bocca del Signore ha parlato.
Il digiuno riacquista un senso se vissuto in maniera autentica, senza le catene della tradizione. Il vero digiuno consiste nel dividere il pane con chi ha fame, la casa con chi non ha un tetto. Il digiuno significa fare in modo di ridare dignità all'uomo. Digiuniamo dall'ingiustizia, non abbandoniamo i nostri simili. Allora sarà l'alba di un nuovo giorno.
Il digiuno di Dio educa all'uguaglianza come fu per il popolo di Israele, che trovò la sua forza nel capire che questo Dio era il dio dei poveri. A loro, nel deserto, Dio diede la manna, la cui proprietà era quella di marcire se presa in quantità maggiore di quella necessaria. Così come l'istituzione del Giubileo che serviva, ogni 50 anni, all'annullamento dei possedimenti, al condono dei debiti, alla pari dignità. Oggi è rimasto il cammino di conversione spirituale e spesso nemmeno quello.
Dio ci vuole uomini nuovi.
Padre Gabriele partirà il 5 marzo con rientro il 21, per Haiti. Che i suoi occhi sappiano scorgere il Signore tra coloro che hanno bisogno e riportare immagini che sappiano scuotere i nostri cuori al suo ritorno. Buon viaggio.
Il prossimo incontro sarà mercoledì 3 marzo con Don Mirco, salvo diverse comunicazioni.

venerdì 19 febbraio 2010

Vieni e vedi giovane

Incontro tenuto da Padre Gabriele.
Premessa:
l'invidia ci stordisce, ci ammazza, ci distrugge. L'invidia vede il bene e lo trasforma in male.
L'invidia ha due figlie: la vanità e l'ambizione.
La vanità è il desiderio di essere quello che non sei.
L'ambizione è lo sforzo che tu fai per raggiungere questo desiderio.
Siamo tutti un po' contaminati da questo che porta frustrazioni, rabbie, tristezze che non ci permettono di assaporare la vita e di sentirci fratelli con gli altri, come richiede invece la grande verità.
Questi sentimenti sono negativi perchè mettono l'IO al primo posto. Desideriamo essere migliori per poter essere lodati e trovare compiacimento in questo. Desideriamo di essere il meglio degli altri, tralasciando magari di valorizzare il meglio di cui già godiamo.
Matteo, 6, 1-18
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E' seguito dibattito sul senso del digiuno (regni la sobrietà piuttosto dello spreco), sul significato dell'ambizione (serve per farci migliorare ambendo a migliorare: non si critica il miglioramento ma l'intenzione, se questa è quella di essere solo migliore di un altro), sul confronto tra noi e la Parola.
Poi nei tanti discorsi c'è stato spazio per una rivisitazione della parabola del figliol prodigo:
Prima del ritorno a casa, il figliol prodigo, pauroso di non venire accolto dal Padre, manda una lettera prima di mettersi in viaggio "Caro Padre, se tu ritieni che io non sia più degno di essere chiamato tuo figlio, ti capirò. Ma se solo tu volessi donarmi il tuo perdono e accogliermi di nuovo a casa tua, metti un fazzoletto bianco sulla quercia davanti a casa, così che io sappia se posso avvicinarmi o meno". Passato il tempo necessario perchè la lettera arrivasse a destinazione, il figliol prodigo si mette in viaggio. Vicino a casa, ancora spaventato per l'esito del giudizio paterno, chiede ad un compagno di carrozza di affacciarsi al finestrino per verificare la presenza del fazzoletto bianco. Il compagno dopo aver guardato scrupolosamente dice che non riesce a vedere alcun fazzoletto bianco. Il figliol prodigo, disperato, rimane in silenzio. E il compano dice allora "Però, se ti interessa, ci sono lenzuola bianche a ricoprire tutta la chioma della quercia".
Dio ci aspetta a braccia aperte. Dà a noi molto più di quello che noi possiamo dare a lui, eppure continua a donare. Dio ci ama così tanto da cercare con ognuno di noi un rapporto diretto, per ricordarci che, lui per primo, ci considera un dono e un prodigio.

giovedì 11 febbraio 2010

Comunicazione

Siccome manca la metà del gruppo certo, abbiamo deciso di rimandare l'incontro di stasera a giovedì prossimo. Spargete voce.
Ricordiamo che mercoledì inizia la quaresima. Sarebbe una buona occasione per crescere ancora spiritualmente. Chissà che non ci venga in mente altro.
Ciao ciao.

venerdì 5 febbraio 2010

Proposta di Padre Gabriele per questo week end

FOGLI DI VIA
Storie di immigrazione
tra accoglienza e respingimento





INCONTRO CON IL VICE QUESTORE DI VERONA
e AUTORE DEL LIBRO

GIAMPAOLO TREVISI

“Trevisi, badate, non è un poliziotto debole di stomaco che piange le sue vittime. È un ufficiale che ha capito come sia necessario, per fare davvero il proprio dovere, entrare in relazione con l’interlocutore, tanto più là dove s’instaura una relazione di potere.” (Gad Lerner)

Monteporzio

Sala del Consiglio ComunaleViale Cante di Montevecchio, 10
Venerdì 5 febbraio
ore 21,00


Fano

Sala del Consiglio Comunale
Via Nolfi
Sabato 6 febbraio
ore 18,00


Pesaro

Auditorium Palazzo Montani Antaldi
via Passeri 72
Sabato 6 febbraio
ore 21, 00

Organizzato da:

Missionari Comboniani, Caritas Diocesana di Pesaro, Festa dei Popoli, Centro Missionario Diocesano di Pesaro, Migrantes di Pesaro, Tavolo della cultura e dell’immigrazione di Fano del Csv (Associazione Cittadini senegalesi, Associazione Albanese d Pesaro e Urbino Ilirianet, Millevoci, Acli provinciali, APITO, Caritas Diocesana di Fano-Sala della Pace, l’Africa Chiama, Associazione Maarten Cuore d’Africa, Accademia dei Tenebrosi di Orciano) Centro Missionario Diocesano di Fano, Gruppo Fuoritempo. Con la collaborazione dell’amministrazione comunale di Monteporzio

Vieni e vedi giovane

Un film di Deepa Mehta.
Con Lisa Ray, Seema Biswas, John Abraham, Kulbhushan Kharbanda, Waheeda Rehman, Raghubir Yadav, Vinay Pathak.
Genere: Drammatico, colore, 117 minuti.
Produzione: Canada, India 2005.
Fotografia: Giles Nuttgens
Scenografia: Dilip Mehta
Montaggio: Colin Monie
Costumi: Dolly Ahluwallia
Musiche: Mychael Danna

Water è ambientato nell'India del 1938, quando l'indipendenza dagli inglesi era ancora lontana da venire e Gandhi gettava le basi della sua protesta pacifista, infiammando gli animi del paese oppresso dal colonialismo. Il film, sullo sfondo di questo contesto storico, narra le vicende di una sposa bambina, Chuyia, che all'età di otto anni, subito dopo essere stata data in moglie ad un uomo malato, rimane vedova, sposa predestinata di un futuro di miseria e privazioni.Il film, che ha preso lo spunto dagli ashram di Varanasi, la città sacra dell'Uttar Pradesh nel centro dell'India, è ambientato nella città di Rawalpur, e racconta la storia della vedovanza di Chuyia, dall'esilio forzato dentro l'ashram (termine sanscrito che indica luogo di eremitaggio) nel quale viene relegata dalla sua famiglia, sino alla perdita del diritto ad esistere come persona ed all'annullamento di tutti i pregressi diritti di casta. Per i testi sacri, infatti, le vedove indù hanno a disposizione solo tre scelte: morire bruciate sulla pira del marito, sposarne il fratello o passare una vita di castità e privazioni, confinate ai margini della società e costrette a vivere dentro la 'casa delle vedove'. Chuya, la protagonista (interpretata dalla debuttante dello Sri Lanka, Sarala), si trova improvvisamente a vivere di elemosina con le altre vedove, la bella Kalyani (Lisa Ray), vedova-prostituta che si innamora del laureato in legge Narayan (John Abraham) seguace di Gandhi, e la religiosissima Sadananda (Kulbhushan Kharbanda), che vive sulla sua pelle il conflitto tra fede e coscienza. L'innocenza della bambina si dovrà così scontrare con i destini delle altre donne, più o meno rassegnate al loro fato, mentre lentamente il paese prende coscienza dei propri diritti ed iniziano i primi movimenti nazionalisti indiani.
Il film Water è uno di quei capolavori che non si scordano, e questo perché ogni immagine trasuda emozioni che difficilmente riescono a passare inosservati. Vedere questo film fa provare sensazioni tali che, anche chi non ha vissuto in India, riesce a comprendere cosa significhi vivere in un mondo di tradizioni, dove il colore non è solo un ornamento, ma parte integrante della vita di tutti i giorni. Sin dall'inizio del film lo scorrere delle immagini è accompagnato da un taglio fotografico di una delicatezza talmente inusuale, da incollare allo schermo anche lo spettatore più distratto, ed il film, diversamente di quanto accade in altre pellicole, mantiene le promesse sino ai titoli di coda.Ancora oggi, non diversamente che nel passato, la condizione delle vedove in India è rimasta pressoché la stessa, specialmente nelle aree rurali, dove tuttora permangono forti tradizioni e dove la donna subisce ingiustizie ancor prima di nascere. Ad esempio, negli stati più ricchi, l'utilizzo di test illegali per la determinazione del sesso del feto, è in relazione all'elevato numero di aborti illeciti richiesti da donne in attesa di partorire delle bambine, a riprova del fatto che le donne sono un peso il più delle volte insormontabile, specialmente per le famiglie più povere o per quelle appartenenti ai ceti più svantaggiati. Il matrimonio, ancora oggi, viene deciso dai genitori degli sposi, che contrattano sulla dote che la famiglia della sposa dovrà elargire a quella dello sposo, in quella sorta di matrimonio-contratto che suggella più i termini di un accordo finanziario che il coronamento di un sogno d'amore. E così accade che, anche le bambine in tenera età, vengano date in moglie per alleviare i genitori da un peso troppo oneroso. In questo modo, il matrimonio precoce è visto come un vantaggio economico, come un'ulteriore dote da portare allo sposo e che servirà ad alleggerire la dote in gioielli o in elettrodomestici. Infatti, una figlia bella, giovane e vergine è la più alta merce di scambio nelle trattative matrimoniali, per quanto in questa maniera alle bambine spose si ruba l'infanzia, l'innocenza ed il gioco. Per le famiglie più povere significa una bocca da sfamare in meno o una serva in più per quelle più ricche, e può servire a consolidare i legami familiari e patrimoniali e ad evitare scontri tra clan. Spesso le bambine restano nella famiglia d'origine fino alla pubertà e poi si trasferiscono nella famiglia del marito, ma in molti casi la bambina lascia subito la scuola e viene mandata a vivere con la nuova famiglia.Benché in India sia vietato alla donna di sposarsi prima dei 18 anni, in Stati come il Rajastan e l'Uttar Pradesh, secondo i dati dell'Unicef, ad oggi 17 indiane su 100 si sposano sotto i 10 anni. Secondo la cultura indù, la donna sposata appartiene per metà a suo marito ed una volta che il marito muore la società non sa più cosa farsene di una donna che ha perso il compagno e di conseguenza la sua fonte di sostentamento. Secondo calcoli governativi, inoltre, ad oggi 11 milioni di donne e bambine sono spinte dalla famiglia nelle 'case delle vedove'. Molte ci vanno spontaneamente, e in tante vanno a Vrindavan, a ovest di Calcutta, per vivere di elemosina, pregando davanti ai templi indù. Il film di Deepa Mehta in chiusura conferma questi dati, in India ci sono attualmente 34 milioni di vedove, e almeno 12 milioni vivono nelle "Case".
La visione del film ci ha lasciati alquanto silenziosi. Toccante, bello, realistico, triste e poetico. Poche parole sono state spese per ribadire l'assurdità delle tradizioni e della strumentalizzazione della religione, che divide invece di unire, che relega invece di "CO(N)Mpatire".
Ci sarebbe però da dire un sacco di cose: su come tutto possa aggirato, sulle belle facciate da mostrare per nascondere le crudeltà commesse, sul bene che si cerca di mettere a tacere, sulla libertà negata (e su quella ritenuta priva di condizionamenti), sull'infanzia cancellata, sull'ideale di un mondo migliore, sul coraggio di denuncia, sulla rinuncia ai propri sogni...

giovedì 4 febbraio 2010

Informazione di servizio

L'incontro di stasera si terrà alle 20.30
Guarderemo un film con Padre Gabriele
Portate la coperta

venerdì 22 gennaio 2010

VIENI E VEDI GIOVANE!

Incontro tenuto da Padre Gabriele.
1) Il nostro è il Dio dell'utopia: dalla giustizia ALLA pace.
Utopia intesa come il sogno che ti spinge più in là, quello che ti fa sempre camminare.
La pace non è una conseguenza dello stare bene, del mettersi a posto, del non aver niente di cui preoccuparsi. La pace è il motore che fa si che tutto il resto si risolva.
2) Essere cristiani è essere fratelli. Eucarestia è condivisione (altrimenti è solo messa). Cristianesimo è azione/coinvolgimento. EX: questo nostro gruppo ha senso se diventiamo riflesso per gli altri, se durante la settimana abbiamo occasione di ripensare a ciò di cui discutiamo, se riusciamo a cambiare modo di vedere quello che ci accade intorno.
3) Il Signore sa quanto vali. Oggi la gente si svaluta o melio, si valuta solo in base a ciò che possiede. Ognuno di noi ha un immenso potenziale eppure viviamo elemosinando (scimmiottando/imitando....)

Luca 10, 26-37
[25] Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". [26] Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". [27] Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". [28] E Gesù: "Hai risposto bene; fà questo e vivrai". [29] Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". [30] Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. [31] Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. [32] Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. [33] Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. [34] Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. [35] Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. [36] Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". [37] Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Và e anche tu fà lo stesso".
Chi è il nostro prossimo? ...
A Gesù non interessa. Lui ribalta la questione e dice che siamo noi a doverci fare prossimi agli altri.
Il buon samaritano ricalca la figura di Cristo che viene, soccorre, accompagna e paga per noi bisognosi.
Storiella brasiliana: il gatto dei monti e il lupo sono due animali antagonisti nel bosco. Un giorno, un uomo, mentre era a spasso nel bosco, scorge un lupo ferito. Mentre guardava, vede avvicinarsi al lupo un gatto dei monti e si accorge che quello posa un pezzo di carne davanti al lupo e fugge via. Incredulo torna a valle pensando a quello di cui era stato testimone poco prima e, lungo il tragitto, si convince di aver visto male e che di sicuro, il gatto del monte, approfittando delle ferite del lupo, si era avvicinato per rubargli la carne. Il giorno dopo però, ancora dubbioso, decide di tornare su. Ritrova il lupo in una pozza di sangue. Si nasconde e resta in attesa, finchè il gatto del monte non ricompare, ancora con un pezzo di carne in bocca, che lascia al lupo prima di fuggire via. L'uomo torna a valle incredulo e stupefatto, pensando a come gli animali sappiamo andare oltre anche ai propri istinti e a come sappiano aiutarsi nel momento del bisogno. A quel punto decide di fare un esperimento. Prende il sangue di una gallina morta. Si sporca. Si getta al bordo della strada. Attende. Attende un segno da qualche passante. E c'è chi lo schiva, chi gli dà un'occhiata, chi cambia strada fino a che... Ad un certo punto sente una voce chiara che gli dice: alzati e vai tu ad aiutare chi ha bisogno.
Troppo spesso ci aspettiamo dagli altri ciò che noi stessi non facciamo. Dobbiamo essere samaritani allo stesso modo in cui siamo bisognosi.
IMPEGNO SETTIMANALE: farsi cristiani nuovi in questo mondo, nella nostra realtà.
PROSSIMA VOLTA: portare la Bibbia.
Il prossimo incontro con Padre Gabriele, tra due settimane, sarà alle 20.30 e sarà proiettato un film.
PROPOSTA: notte bianca sulla via di San Paolo a Roma.
La notte di sabato 23 gennaio, i gruppi di giovani marchigiani, hanno organizzato una marcia sulle vie di san Paolo, in occasione dell'anno paolino. Nel corso della notte si camminerà per molti km. riflettendo, cantando, pregando... Ci sono pullman a disposizione. Per tutte le informazioni potete rivolgervi a Padre Gabriele 329/1819433

venerdì 15 gennaio 2010

Vieni e vedi giovane!

Incontro tenuto da Don Mirco.

L'incontro inizia partendo dal Catechismo della Chiesa Cattolica che inizia parlando di Professione. In particolare si dice "L'UOMO E' CAPACE DI DIO" ossia "l'uomo cerca Dio". In pratica, in ogni uomo è insita la ricerca di Dio, che può sfociare poi sotto diverse forme.
Sostanzialmente, tutta la fede si risolve in un semplice assioma: o vivi come se Dio esiste o come se non esistesse. Dal momento in cui l'uomo riconosce l'esistenza di Dio, la sua vita, necessariamente sarà diversa. E questo è talmente ovvio nella sua immediatezza quanto difficile nella sua attuazione. Questo è quello che abbiamo nel cuore, a volte senza consapevolezza. Per questo Dio ci viene incontro. attraverso, ad esempio, la rivelazione della Scrittura. Oppure come fa con Samuele.
I° libro di Samuele 3,11
3 [1] Il giovane Samuele continuava a servire il Signore sotto la guida di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. [2] In quel tempo Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. [3] La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. [4] Allora il Signore chiamò: "Samuele!" e quegli rispose: "Eccomi", [5] poi corse da Eli e gli disse: "Mi hai chiamato, eccomi!". Egli rispose: "Non ti ho chiamato, torna a dormire!". Tornò e si mise a dormire. [6] Ma il Signore chiamò di nuovo: "Samuele!" e Samuele, alzatosi, corse da Eli dicendo: "Mi hai chiamato, eccomi!". Ma quegli rispose di nuovo: "Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!". [7] In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. [8] Il Signore tornò a chiamare: "Samuele!" per la terza volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: "Mi hai chiamato, eccomi!". Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto. [9] Eli disse a Samuele: "Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta". Samuele andò a coricarsi al suo posto. [10] Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: "Samuele, Samuele!". Samuele rispose subito: "Parla, perché il tuo servo ti ascolta". [11] Allora il Signore disse a Samuele: ...

ACCOGLIERE L'AMORE CHE VIENE DA DIO
"E' lui che (per primo) ha amato noi e ha mandato suo Figlio" (1GV 4,10)

Il racconto del primo libro di Samuele è molto commovente: ci rivela Dio che chiama il piccolo Samuele a una vocazione particolare. A volte si dice che è meglio aspettare che un bambino diventi adulto perchè possa decidere sul suo stato di vita. In realtà, Dio non aspetta che una persona diventi adulta per prepararla ad una vocazione speciale.
Nell'episodio vediamo che l'iniziativa che provoca una significativa esperienza spirituale è presa da Dio.
Similmente nel Vangelo notiamo che l'iniziativa viene presa da Gesù, il quale dice ai suoi discepoli: "NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI" (Gv 15,16).
La vocazione non è un'iniziativa dell'uomo ma è un dono di Dio. Non siamo noi a deciderla ma a noi spetta soltanto accogliere il dono di Dio.
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VERIFICA
Quale atteggiamento ha prevalso in me finora: di sforzo per amare Dio con le mie sole forze o di accoglienza del suo amore?
Praticamente, sappiamo riconoscere i segni di amore che Dio ci manda durante le nostre giornate? Siamo cristiani attivi o passivi? Cosa facciamo realmente per sentirlo questo amore di Cristo? Siamo disposti ad accogliere le occasioni che lui ci offre?
IMPEGNO SETTIMANALE: "Un momento da salvare"
Ogni giorno cercheremo di riconoscere in che modo Dio è entrato in relazione con noi.