venerdì 26 febbraio 2010

Vieni e vedi giovane!

Incontro tenuto da Padre Gabriele.
Il senso di questi incontri è quello di costruire l'uomo/la donna: noi stessi e l'altro.
La morte di Dio (siamo in quaresima!) è avvenuta per mezzo della scienza e della tecnica. Dio ha iniziato a scomparire con il diffondersi di queste. La morte di Dio è la morte dell'uomo. Per questo necessitiamo di ricostruirci.
ISAIA 58 - il digiuno
[1] Grida a squarciagola, non aver riguardo;
come una tromba alza la voce;
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
[2] Mi ricercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:
[3] "Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?".
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
[4] Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
[5] È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l'uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?
[6] Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
[7] Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
[8] Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
[9] Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!".
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
[10] se offrirai il pane all'affamato,
se sazierai chi è digiuno,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.
[11] Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente le cui acque non inaridiscono.
[12] La tua gente riedificherà le antiche rovine,
ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.
[13] Se tratterrai il piede dal violare il sabato,
dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro,
se chiamerai il sabato delizia
e venerando il giorno sacro al Signore,
se lo onorerai evitando di metterti in cammino,
di sbrigare affari e di contrattare,
[14] allora troverai la delizia nel Signore.
Io ti farò calcare le alture della terra,
ti farò gustare l'eredità di Giacobbe tuo padre,
poiché la bocca del Signore ha parlato.
Il digiuno riacquista un senso se vissuto in maniera autentica, senza le catene della tradizione. Il vero digiuno consiste nel dividere il pane con chi ha fame, la casa con chi non ha un tetto. Il digiuno significa fare in modo di ridare dignità all'uomo. Digiuniamo dall'ingiustizia, non abbandoniamo i nostri simili. Allora sarà l'alba di un nuovo giorno.
Il digiuno di Dio educa all'uguaglianza come fu per il popolo di Israele, che trovò la sua forza nel capire che questo Dio era il dio dei poveri. A loro, nel deserto, Dio diede la manna, la cui proprietà era quella di marcire se presa in quantità maggiore di quella necessaria. Così come l'istituzione del Giubileo che serviva, ogni 50 anni, all'annullamento dei possedimenti, al condono dei debiti, alla pari dignità. Oggi è rimasto il cammino di conversione spirituale e spesso nemmeno quello.
Dio ci vuole uomini nuovi.
Padre Gabriele partirà il 5 marzo con rientro il 21, per Haiti. Che i suoi occhi sappiano scorgere il Signore tra coloro che hanno bisogno e riportare immagini che sappiano scuotere i nostri cuori al suo ritorno. Buon viaggio.
Il prossimo incontro sarà mercoledì 3 marzo con Don Mirco, salvo diverse comunicazioni.

venerdì 19 febbraio 2010

Vieni e vedi giovane

Incontro tenuto da Padre Gabriele.
Premessa:
l'invidia ci stordisce, ci ammazza, ci distrugge. L'invidia vede il bene e lo trasforma in male.
L'invidia ha due figlie: la vanità e l'ambizione.
La vanità è il desiderio di essere quello che non sei.
L'ambizione è lo sforzo che tu fai per raggiungere questo desiderio.
Siamo tutti un po' contaminati da questo che porta frustrazioni, rabbie, tristezze che non ci permettono di assaporare la vita e di sentirci fratelli con gli altri, come richiede invece la grande verità.
Questi sentimenti sono negativi perchè mettono l'IO al primo posto. Desideriamo essere migliori per poter essere lodati e trovare compiacimento in questo. Desideriamo di essere il meglio degli altri, tralasciando magari di valorizzare il meglio di cui già godiamo.
Matteo, 6, 1-18
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E' seguito dibattito sul senso del digiuno (regni la sobrietà piuttosto dello spreco), sul significato dell'ambizione (serve per farci migliorare ambendo a migliorare: non si critica il miglioramento ma l'intenzione, se questa è quella di essere solo migliore di un altro), sul confronto tra noi e la Parola.
Poi nei tanti discorsi c'è stato spazio per una rivisitazione della parabola del figliol prodigo:
Prima del ritorno a casa, il figliol prodigo, pauroso di non venire accolto dal Padre, manda una lettera prima di mettersi in viaggio "Caro Padre, se tu ritieni che io non sia più degno di essere chiamato tuo figlio, ti capirò. Ma se solo tu volessi donarmi il tuo perdono e accogliermi di nuovo a casa tua, metti un fazzoletto bianco sulla quercia davanti a casa, così che io sappia se posso avvicinarmi o meno". Passato il tempo necessario perchè la lettera arrivasse a destinazione, il figliol prodigo si mette in viaggio. Vicino a casa, ancora spaventato per l'esito del giudizio paterno, chiede ad un compagno di carrozza di affacciarsi al finestrino per verificare la presenza del fazzoletto bianco. Il compagno dopo aver guardato scrupolosamente dice che non riesce a vedere alcun fazzoletto bianco. Il figliol prodigo, disperato, rimane in silenzio. E il compano dice allora "Però, se ti interessa, ci sono lenzuola bianche a ricoprire tutta la chioma della quercia".
Dio ci aspetta a braccia aperte. Dà a noi molto più di quello che noi possiamo dare a lui, eppure continua a donare. Dio ci ama così tanto da cercare con ognuno di noi un rapporto diretto, per ricordarci che, lui per primo, ci considera un dono e un prodigio.

giovedì 11 febbraio 2010

Comunicazione

Siccome manca la metà del gruppo certo, abbiamo deciso di rimandare l'incontro di stasera a giovedì prossimo. Spargete voce.
Ricordiamo che mercoledì inizia la quaresima. Sarebbe una buona occasione per crescere ancora spiritualmente. Chissà che non ci venga in mente altro.
Ciao ciao.

venerdì 5 febbraio 2010

Proposta di Padre Gabriele per questo week end

FOGLI DI VIA
Storie di immigrazione
tra accoglienza e respingimento





INCONTRO CON IL VICE QUESTORE DI VERONA
e AUTORE DEL LIBRO

GIAMPAOLO TREVISI

“Trevisi, badate, non è un poliziotto debole di stomaco che piange le sue vittime. È un ufficiale che ha capito come sia necessario, per fare davvero il proprio dovere, entrare in relazione con l’interlocutore, tanto più là dove s’instaura una relazione di potere.” (Gad Lerner)

Monteporzio

Sala del Consiglio ComunaleViale Cante di Montevecchio, 10
Venerdì 5 febbraio
ore 21,00


Fano

Sala del Consiglio Comunale
Via Nolfi
Sabato 6 febbraio
ore 18,00


Pesaro

Auditorium Palazzo Montani Antaldi
via Passeri 72
Sabato 6 febbraio
ore 21, 00

Organizzato da:

Missionari Comboniani, Caritas Diocesana di Pesaro, Festa dei Popoli, Centro Missionario Diocesano di Pesaro, Migrantes di Pesaro, Tavolo della cultura e dell’immigrazione di Fano del Csv (Associazione Cittadini senegalesi, Associazione Albanese d Pesaro e Urbino Ilirianet, Millevoci, Acli provinciali, APITO, Caritas Diocesana di Fano-Sala della Pace, l’Africa Chiama, Associazione Maarten Cuore d’Africa, Accademia dei Tenebrosi di Orciano) Centro Missionario Diocesano di Fano, Gruppo Fuoritempo. Con la collaborazione dell’amministrazione comunale di Monteporzio

Vieni e vedi giovane

Un film di Deepa Mehta.
Con Lisa Ray, Seema Biswas, John Abraham, Kulbhushan Kharbanda, Waheeda Rehman, Raghubir Yadav, Vinay Pathak.
Genere: Drammatico, colore, 117 minuti.
Produzione: Canada, India 2005.
Fotografia: Giles Nuttgens
Scenografia: Dilip Mehta
Montaggio: Colin Monie
Costumi: Dolly Ahluwallia
Musiche: Mychael Danna

Water è ambientato nell'India del 1938, quando l'indipendenza dagli inglesi era ancora lontana da venire e Gandhi gettava le basi della sua protesta pacifista, infiammando gli animi del paese oppresso dal colonialismo. Il film, sullo sfondo di questo contesto storico, narra le vicende di una sposa bambina, Chuyia, che all'età di otto anni, subito dopo essere stata data in moglie ad un uomo malato, rimane vedova, sposa predestinata di un futuro di miseria e privazioni.Il film, che ha preso lo spunto dagli ashram di Varanasi, la città sacra dell'Uttar Pradesh nel centro dell'India, è ambientato nella città di Rawalpur, e racconta la storia della vedovanza di Chuyia, dall'esilio forzato dentro l'ashram (termine sanscrito che indica luogo di eremitaggio) nel quale viene relegata dalla sua famiglia, sino alla perdita del diritto ad esistere come persona ed all'annullamento di tutti i pregressi diritti di casta. Per i testi sacri, infatti, le vedove indù hanno a disposizione solo tre scelte: morire bruciate sulla pira del marito, sposarne il fratello o passare una vita di castità e privazioni, confinate ai margini della società e costrette a vivere dentro la 'casa delle vedove'. Chuya, la protagonista (interpretata dalla debuttante dello Sri Lanka, Sarala), si trova improvvisamente a vivere di elemosina con le altre vedove, la bella Kalyani (Lisa Ray), vedova-prostituta che si innamora del laureato in legge Narayan (John Abraham) seguace di Gandhi, e la religiosissima Sadananda (Kulbhushan Kharbanda), che vive sulla sua pelle il conflitto tra fede e coscienza. L'innocenza della bambina si dovrà così scontrare con i destini delle altre donne, più o meno rassegnate al loro fato, mentre lentamente il paese prende coscienza dei propri diritti ed iniziano i primi movimenti nazionalisti indiani.
Il film Water è uno di quei capolavori che non si scordano, e questo perché ogni immagine trasuda emozioni che difficilmente riescono a passare inosservati. Vedere questo film fa provare sensazioni tali che, anche chi non ha vissuto in India, riesce a comprendere cosa significhi vivere in un mondo di tradizioni, dove il colore non è solo un ornamento, ma parte integrante della vita di tutti i giorni. Sin dall'inizio del film lo scorrere delle immagini è accompagnato da un taglio fotografico di una delicatezza talmente inusuale, da incollare allo schermo anche lo spettatore più distratto, ed il film, diversamente di quanto accade in altre pellicole, mantiene le promesse sino ai titoli di coda.Ancora oggi, non diversamente che nel passato, la condizione delle vedove in India è rimasta pressoché la stessa, specialmente nelle aree rurali, dove tuttora permangono forti tradizioni e dove la donna subisce ingiustizie ancor prima di nascere. Ad esempio, negli stati più ricchi, l'utilizzo di test illegali per la determinazione del sesso del feto, è in relazione all'elevato numero di aborti illeciti richiesti da donne in attesa di partorire delle bambine, a riprova del fatto che le donne sono un peso il più delle volte insormontabile, specialmente per le famiglie più povere o per quelle appartenenti ai ceti più svantaggiati. Il matrimonio, ancora oggi, viene deciso dai genitori degli sposi, che contrattano sulla dote che la famiglia della sposa dovrà elargire a quella dello sposo, in quella sorta di matrimonio-contratto che suggella più i termini di un accordo finanziario che il coronamento di un sogno d'amore. E così accade che, anche le bambine in tenera età, vengano date in moglie per alleviare i genitori da un peso troppo oneroso. In questo modo, il matrimonio precoce è visto come un vantaggio economico, come un'ulteriore dote da portare allo sposo e che servirà ad alleggerire la dote in gioielli o in elettrodomestici. Infatti, una figlia bella, giovane e vergine è la più alta merce di scambio nelle trattative matrimoniali, per quanto in questa maniera alle bambine spose si ruba l'infanzia, l'innocenza ed il gioco. Per le famiglie più povere significa una bocca da sfamare in meno o una serva in più per quelle più ricche, e può servire a consolidare i legami familiari e patrimoniali e ad evitare scontri tra clan. Spesso le bambine restano nella famiglia d'origine fino alla pubertà e poi si trasferiscono nella famiglia del marito, ma in molti casi la bambina lascia subito la scuola e viene mandata a vivere con la nuova famiglia.Benché in India sia vietato alla donna di sposarsi prima dei 18 anni, in Stati come il Rajastan e l'Uttar Pradesh, secondo i dati dell'Unicef, ad oggi 17 indiane su 100 si sposano sotto i 10 anni. Secondo la cultura indù, la donna sposata appartiene per metà a suo marito ed una volta che il marito muore la società non sa più cosa farsene di una donna che ha perso il compagno e di conseguenza la sua fonte di sostentamento. Secondo calcoli governativi, inoltre, ad oggi 11 milioni di donne e bambine sono spinte dalla famiglia nelle 'case delle vedove'. Molte ci vanno spontaneamente, e in tante vanno a Vrindavan, a ovest di Calcutta, per vivere di elemosina, pregando davanti ai templi indù. Il film di Deepa Mehta in chiusura conferma questi dati, in India ci sono attualmente 34 milioni di vedove, e almeno 12 milioni vivono nelle "Case".
La visione del film ci ha lasciati alquanto silenziosi. Toccante, bello, realistico, triste e poetico. Poche parole sono state spese per ribadire l'assurdità delle tradizioni e della strumentalizzazione della religione, che divide invece di unire, che relega invece di "CO(N)Mpatire".
Ci sarebbe però da dire un sacco di cose: su come tutto possa aggirato, sulle belle facciate da mostrare per nascondere le crudeltà commesse, sul bene che si cerca di mettere a tacere, sulla libertà negata (e su quella ritenuta priva di condizionamenti), sull'infanzia cancellata, sull'ideale di un mondo migliore, sul coraggio di denuncia, sulla rinuncia ai propri sogni...

giovedì 4 febbraio 2010

Informazione di servizio

L'incontro di stasera si terrà alle 20.30
Guarderemo un film con Padre Gabriele
Portate la coperta