venerdì 19 febbraio 2010

Vieni e vedi giovane

Incontro tenuto da Padre Gabriele.
Premessa:
l'invidia ci stordisce, ci ammazza, ci distrugge. L'invidia vede il bene e lo trasforma in male.
L'invidia ha due figlie: la vanità e l'ambizione.
La vanità è il desiderio di essere quello che non sei.
L'ambizione è lo sforzo che tu fai per raggiungere questo desiderio.
Siamo tutti un po' contaminati da questo che porta frustrazioni, rabbie, tristezze che non ci permettono di assaporare la vita e di sentirci fratelli con gli altri, come richiede invece la grande verità.
Questi sentimenti sono negativi perchè mettono l'IO al primo posto. Desideriamo essere migliori per poter essere lodati e trovare compiacimento in questo. Desideriamo di essere il meglio degli altri, tralasciando magari di valorizzare il meglio di cui già godiamo.
Matteo, 6, 1-18
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E' seguito dibattito sul senso del digiuno (regni la sobrietà piuttosto dello spreco), sul significato dell'ambizione (serve per farci migliorare ambendo a migliorare: non si critica il miglioramento ma l'intenzione, se questa è quella di essere solo migliore di un altro), sul confronto tra noi e la Parola.
Poi nei tanti discorsi c'è stato spazio per una rivisitazione della parabola del figliol prodigo:
Prima del ritorno a casa, il figliol prodigo, pauroso di non venire accolto dal Padre, manda una lettera prima di mettersi in viaggio "Caro Padre, se tu ritieni che io non sia più degno di essere chiamato tuo figlio, ti capirò. Ma se solo tu volessi donarmi il tuo perdono e accogliermi di nuovo a casa tua, metti un fazzoletto bianco sulla quercia davanti a casa, così che io sappia se posso avvicinarmi o meno". Passato il tempo necessario perchè la lettera arrivasse a destinazione, il figliol prodigo si mette in viaggio. Vicino a casa, ancora spaventato per l'esito del giudizio paterno, chiede ad un compagno di carrozza di affacciarsi al finestrino per verificare la presenza del fazzoletto bianco. Il compagno dopo aver guardato scrupolosamente dice che non riesce a vedere alcun fazzoletto bianco. Il figliol prodigo, disperato, rimane in silenzio. E il compano dice allora "Però, se ti interessa, ci sono lenzuola bianche a ricoprire tutta la chioma della quercia".
Dio ci aspetta a braccia aperte. Dà a noi molto più di quello che noi possiamo dare a lui, eppure continua a donare. Dio ci ama così tanto da cercare con ognuno di noi un rapporto diretto, per ricordarci che, lui per primo, ci considera un dono e un prodigio.

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